Il workshop del 4 marzo 2022 su “Contratti e rapporti di lavoro nell’area delle professioni tecniche”

Il workshop del 4 marzo 2022 su “Contratti e rapporti di lavoro nell’area delle professioni tecniche”, organizzato da Confedertecnica in collaborazione con i giuslavoristi Proff. Gaetano Natullo e Paola Saracini presso l’Università degli Studi del Sannio di Benevento (DEMM), è stata una preziosa occasione di riflessione a più voci, in presenza e a distanza, circa il variegato panorama contrattuale che connota o che potrebbe connotare la realtà lavorativa degli studi professionali.
Alle porte del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per gli studi professionali, tale iniziativa seminariale era finalizzata ad approfondire e diffondere la conoscenza delle varie forme contrattuali che meglio rispondono alle necessità occupazionali e organizzative degli studi professionali dell’area tecnica e alle aspirazioni lavorative dei professionisti, con particolare attenzione agli spazi che la contrattazione collettiva può occupare valorizzando le specificità di quest’area.
La giornata di studio si è aperta con i saluti non rituali del Direttore del Dipartimento DEMM, Prof. Massimo Squillante, del Presidente di Confedertecnica, Enrico Stasi, del Presidente dell’Ordine degli Architetti di Benevento, Diodoro Tommaselli, e del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Benevento, Giacomo Pucillo, tutti tesi a valorizzare l’importanza di un confronto tra teoria e prassi, logica che ha ispirato i successivi lavori.
La prima sessione è stata introdotta e coordinata dalla Prof.ssa Paola Saracini dell’Università del Sannio che, ripercorrendo alcuni tratti distintivi delle professioni tecniche nonché le principali problematiche di quest’area, ha dato il via ai lavori declinando la nozione di flessibilità che avrebbe accompagnato l’ascolto delle relazioni tecniche.
La prima relazione, affidata al Prof. Vito Pinto dell’Università di Bari, ha approfondito il concetto di flessibilità all’interno del rapporto di lavoro subordinato, ponendo l’accento sulla necessità della consapevolezza delle esigenze alle quali lo studio professionale intende rispondere tramite le singole assunzioni. Il docente ha tratteggiato gli elementi essenziali di alcuni contratti, quali il contratto a termine, la somministrazione di lavoro, il contratto part-time, il lavoro intermittente e il lavoro occasionale. È emersa chiaramente la possibilità di una corrispondenza “quasi perfetta” tra la scelta contrattuale e gli aspetti organizzativi dello studio professionale, come il carico di lavoro da affrontare in uno specifico momento e la volontà di trattenere in modo più o meno stabile alcune professionalità.
La seconda relazione, affidata alla Prof.ssa Claudia Faleri dell’Università di Siena, si è concentrata sulla formazione, valorizzando i plurimi cenni che il contratto collettivo degli studi professionali dedica al tema. La relatrice ha sottolineato la centralità della formazione sia per la corretta esecuzione della prestazione lavorativa sia in un’ottica di formazione continua e di mezzo per garantire la stabilità dell’occupazione. Sono stati evocati i documenti sovranazionali che confermano l’importanza di tale aspetto e, per quanto concerne l’ambito nazionale, è stata prestata un’attenzione particolare alle competenze regionali in materia. Sono stati poi analizzati i contratti che contengono nel loro DNA la formazione, il contratto di apprendistato e i cd. tirocini extracurriculari, anche alla luce degli ultimi relativi interventi legislativi.
Il tema è stato arricchito dall’intervento di Roberto Raineri, Responsabile di settore presso Fondoprofessioni, che ha condiviso le principali iniziative dell’ente in materia di formazione.
L’ultima relazione tecnica, affidata alla Dott.ssa Irene Zoppoli dell’Università del Sannio, ha individuato i possibili spazi della contrattazione collettiva rispetto ad alcune forme contrattuali in cui il grado di autonomia della prestazione del professionista è più o meno accentuato. Completando il quadro della flessibilità nella subordinazione, ci si è occupati dello smart working come strumento in grado di assicurare meno rigidità nell’esecuzione della prestazione di lavoro subordinato. In secondo luogo, si è dato conto della specifica esperienza del settore bancario in materia di lavoro ibrido, individuandolo come laboratorio cui l’area delle professioni tecniche potrebbe ispirarsi per introdurre un’ulteriore e innovativa forma contrattuale. In ultimo, si è affrontato il tema delle collaborazioni approfondendo l’elemento del cd. coordinamento della prestazione e un aspetto attenzionato ultimamente dal legislatore, ossia l’equo compenso.
Infine, il Prof. Paolo Esposito ha esposto il punto di vista dell’economia aziendale, denunciando alcuni paradossi che alterano il costo del lavoro per gli studi professionali. Tra l’altro, descrivendo il meccanismo di calcolo ed accertamento del costo del lavoro nelle sue storture tecniche, tali da finire per sanzionare persino casi di inquadramenti contrattuali non fraudolenti e dichiarazioni amministrative proceduralmente corrette.
La seconda sessione consistente nella tavola rotonda, coordinata dal Prof. Gaetano Natullo dell’Università del Sannio, si è aperta con l’intervento da remoto della Senatrice Nunzia Catalfo, Componente della Commissione 11° del Senato (Lavoro Pubblico e Privato) ed ex ministro del lavoro, che ha raccolto alcune osservazioni provenienti dalle relazioni tecniche e ha arricchito il dibattito menzionando gli interventi legislativi, effettuati o in progetto, che la vedono in prima linea e che potrebbero interessare l’area delle professioni tecniche, uno tra tutti il Fondo Nuove Competenze.
A seguire gli interventi del Vice Presidente di Confedertecnica, Calogero Lo Castro, e del Segretario di Confedertecnica, Stefano Meo, hanno posto l’accento sui profili di specificità delle professioni tecniche che meritano di avere adeguata voce in sede contrattuale.
Il Presidente della Consulta interregionale OICE, Giovanni Kisslinger, ha chiuso la giornata con un’ulteriore zoomata sulla realtà concreta, prestando il punto di vista delle società di ingegneria, ultimamente connotate dalla presenza di professionalità ad alta specializzazione e impegnate ad affrontare un periodo post pandemico carico di lavoro.

organizzato da Confedertecnica in collaborazione con i giuslavoristi Proff. Gaetano Natullo e Paola Saracini presso l’Università degli Studi del Sannio di Benevento (DEMM), è stata una preziosa occasione di riflessione a più voci, in presenza e a distanza, circa il variegato panorama contrattuale che connota o che potrebbe connotare la realtà lavorativa degli studi professionali.

Alle porte del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per gli studi professionali, tale iniziativa seminariale era finalizzata ad approfondire e diffondere la conoscenza delle varie forme contrattuali che meglio rispondono alle necessità occupazionali e organizzative degli studi professionali dell’area tecnica e alle aspirazioni lavorative dei professionisti, con particolare attenzione agli spazi che la contrattazione collettiva può occupare valorizzando le specificità di quest’area.
La giornata di studio si è aperta con i saluti non rituali del Direttore del Dipartimento DEMM, Prof. Massimo Squillante, del Presidente di Confedertecnica, Enrico Stasi, del Presidente dell’Ordine degli Architetti di Benevento, Diodoro Tommaselli, e del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Benevento, Giacomo Pucillo, tutti tesi a valorizzare l’importanza di un confronto tra teoria e prassi, logica che ha ispirato i successivi lavori.
La prima sessione è stata introdotta e coordinata dalla Prof.ssa Paola Saracini dell’Università del Sannio che, ripercorrendo alcuni tratti distintivi delle professioni tecniche nonché le principali problematiche di quest’area, ha dato il via ai lavori declinando la nozione di flessibilità che avrebbe accompagnato l’ascolto delle relazioni tecniche.
La prima relazione, affidata al Prof. Vito Pinto dell’Università di Bari, ha approfondito il concetto di flessibilità all’interno del rapporto di lavoro subordinato, ponendo l’accento sulla necessità della consapevolezza delle esigenze alle quali lo studio professionale intende rispondere tramite le singole assunzioni. Il docente ha tratteggiato gli elementi essenziali di alcuni contratti, quali il contratto a termine, la somministrazione di lavoro, il contratto part-time, il lavoro intermittente e il lavoro occasionale. È emersa chiaramente la possibilità di una corrispondenza “quasi perfetta” tra la scelta contrattuale e gli aspetti organizzativi dello studio professionale, come il carico di lavoro da affrontare in uno specifico momento e la volontà di trattenere in modo più o meno stabile alcune professionalità.
La seconda relazione, affidata alla Prof.ssa Claudia Faleri dell’Università di Siena, si è concentrata sulla formazione, valorizzando i plurimi cenni che il contratto collettivo degli studi professionali dedica al tema. La relatrice ha sottolineato la centralità della formazione sia per la corretta esecuzione della prestazione lavorativa sia in un’ottica di formazione continua e di mezzo per garantire la stabilità dell’occupazione. Sono stati evocati i documenti sovranazionali che confermano l’importanza di tale aspetto e, per quanto concerne l’ambito nazionale, è stata prestata un’attenzione particolare alle competenze regionali in materia. Sono stati poi analizzati i contratti che contengono nel loro DNA la formazione, il contratto di apprendistato e i cd. tirocini extracurriculari, anche alla luce degli ultimi relativi interventi legislativi.
Il tema è stato arricchito dall’intervento di Roberto Raineri, Responsabile di settore presso Fondoprofessioni, che ha condiviso le principali iniziative dell’ente in materia di formazione.
L’ultima relazione tecnica, affidata alla Dott.ssa Irene Zoppoli dell’Università del Sannio, ha individuato i possibili spazi della contrattazione collettiva rispetto ad alcune forme contrattuali in cui il grado di autonomia della prestazione del professionista è più o meno accentuato. Completando il quadro della flessibilità nella subordinazione, ci si è occupati dello smart working come strumento in grado di assicurare meno rigidità nell’esecuzione della prestazione di lavoro subordinato. In secondo luogo, si è dato conto della specifica esperienza del settore bancario in materia di lavoro ibrido, individuandolo come laboratorio cui l’area delle professioni tecniche potrebbe ispirarsi per introdurre un’ulteriore e innovativa forma contrattuale. In ultimo, si è affrontato il tema delle collaborazioni approfondendo l’elemento del cd. coordinamento della prestazione e un aspetto attenzionato ultimamente dal legislatore, ossia l’equo compenso.
Infine, il Prof. Paolo Esposito ha esposto il punto di vista dell’economia aziendale, denunciando alcuni paradossi che alterano il costo del lavoro per gli studi professionali. Tra l’altro, descrivendo il meccanismo di calcolo ed accertamento del costo del lavoro nelle sue storture tecniche, tali da finire per sanzionare persino casi di inquadramenti contrattuali non fraudolenti e dichiarazioni amministrative proceduralmente corrette.
La seconda sessione consistente nella tavola rotonda, coordinata dal Prof. Gaetano Natullo dell’Università del Sannio, si è aperta con l’intervento da remoto della Senatrice Nunzia Catalfo, Componente della Commissione 11° del Senato (Lavoro Pubblico e Privato) ed ex ministro del lavoro, che ha raccolto alcune osservazioni provenienti dalle relazioni tecniche e ha arricchito il dibattito menzionando gli interventi legislativi, effettuati o in progetto, che la vedono in prima linea e che potrebbero interessare l’area delle professioni tecniche, uno tra tutti il Fondo Nuove Competenze.
A seguire gli interventi del Vice Presidente di Confedertecnica, Calogero Lo Castro, e del Segretario di Confedertecnica, Stefano Meo, hanno posto l’accento sui profili di specificità delle professioni tecniche che meritano di avere adeguata voce in sede contrattuale.
Il Presidente della Consulta interregionale OICE, Giovanni Kisslinger, ha chiuso la giornata con un’ulteriore zoomata sulla realtà concreta, prestando il punto di vista delle società di ingegneria, ultimamente connotate dalla presenza di professionalità ad alta specializzazione e impegnate ad affrontare un periodo post pandemico carico di lavoro.
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da Staff Editoriale